Un allestimento collettivo che attraverso le opere di otto artisti esplora i rapporti tra memoria, sogno e realtà corporea: dallo scorso 3 luglio fino al 5 settembre con “Summer Highlights” Gagosian Roma presenta opere di Christo, Roe Ethridge, Robert Gober, Piero Golia, Douglas Gordon, Adam McEwen, Giuseppe Penone e Rachel Whiteread. Dipinti, sculture e fotografia in mostra, accomunati dall’esplorazione di memoria, sogno e corpo, riflettono sui modi in cui la trasformazione materica e la ricontestualizzazione riecheggiano cambiamenti emotivi e percettivi. Per realizzare Applique Empaquetée (1963–81), una delle sue prime opere scultoree, Christo ha avvolto in un foglio di polietilene un candelabro in ottone, legandolo con corda e spago, e fissandolo su velluto all’interno di una cornice dorata. Quest’opera, che anticipa i grandi progetti pubblici temporanei, richiama l’attenzione su un elemento dell’ambiente domestico sottraendolo alla vista. La fotografia di Roe Ethridge, Skull with Slime Eyes in a Glass Bowl (2020), combina gli elementi compositivi di una natura morta con i mondi stilizzati e codificati della fotografia commerciale ed editoriale, impiegando un linguaggio formale che gioca sul contrasto visivo e la trasgressione delle regole strutturali. In immagini ibride come questa, Ethridge esplora l’ambiguità estetica e culturale della vita americana contemporanea. L’opera scultorea profondamente disturbante di Robert Gober, Untitled (1992), rappresenta con straordinaria verosimiglianza una gamba di un bambino con calzino e sandalo in pelle che sporge misteriosamente dalla parete. Evocando la dimensione perturbante di matrice freudiana, basata sul ribaltamento dell’ordinario al fine di rivelare ansie sepolte, questo lavoro - che incorpora capelli umani - emerge nella realtà fisica come se provenisse da un sogno. I due elementi della scultura di Piero Golia, Concrete cube with glass chandelier (2024), sono uniti in modo inaspettato e inestricabile, come un albero in crescita che ingloba una recinzione metallica. Il lampadario, normalmente sospeso, è intrappolato e reso disfunzionale mentre la fragilità del vetro si contrappone alla solidità del cemento, esplorando metaforicamente la tensione tra tradizione e modernità. Left Not Right (2007) di Douglas Gordon è un calco a grandezza naturale della mano dell’artista, con le dita incrociate, realizzato in oro giallo lucente. Impiegando questo materiale, l’artista eleva un simbolo di comunicazione, forza fisica, sessualità e identità individuale a un livello di preziosità, rendendo omaggio all’attività quotidiana e alludendo al cliché del genio creativo (e, forse, a una preferenza politica). La mano presenta le dita incrociate in un gesto di speranza o per giustificare una bugia. Il dipinto di Adam McEwen Colosseo No. 6 (2023) raffigura due penne a sfera curvate e attorcigliate per adattarsi al profilo ovale della tela. Trasformando i volumi delle penne in rappresentazioni schematiche bidimensionali, l’artista sottolinea sia il loro design lineare che il loro potenziale creativo. Rendendo meno familiare un elemento quotidiano, evoca l’appropriazione del disegno meccanico di Roy Lichtenstein e altri artisti. Impronte di luce (2023) di Giuseppe Penone riflette la sua esperienza del Couvent Sainte-Marie de La Tourette di Le Corbusier a Éveux, in Francia. L’artista ha inizialmente impresso con inchiostro su carta sezioni delle sue mani generando forme che suggeriscono figure umane e animali, ha poi proiettato i disegni su tele, riproducendoli su larga scala con pittura a olio, utilizzando la palette “policromia architettonica” di Le Corbusier. La scultura Indistinti confini, Aesontium (2013), è costituita da un tronco d’albero in marmo bianco, attorno al quale si avvolge a spirale un tondino di bronzo. L’accostamento suggerisce la fusione tra forze esterne con la crescita di un essere vivente, mentre i confini tra metallo e minerale si dissolvono. Rachel Whiteread ha realizzato la scultura LEAN (2005) colando in gesso l’interno di una serie di scatole di cartone, una scelta legata alla morte della madre durante un’operazione di routine. Avendo ritrovato successivamente una scatola di oggetti della sua infanzia nella casa materna, l’artista riflette sulla capacità di questa semplice forma di accogliere oggetti e ricordi significativi, e sulla particolare consistenza materica del cartone. (gci)
“DA UN'ALTRA PARTE” DI GUIDO GUIDI PROROGATA AL 10 SETTEMBRE
La galleria milanese 10 Corso Como ha annunciato che, grazie al grande interesse e alla partecipazione del pubblico, la mostra fotografica “Da un'altra parte” di Guido Guidi è prorogata fino al 10 settembre. L'esposizione, un’ampia indagine su più di 50 anni di opera fotografica di Guidi, rimarrà aperta al pubblico con orari invariati (ad accezione della chiusura prevista per i giorni 15 e 16 agosto), offrendo agli appassionati di fotografia, arte e architettura ma anche agli studenti, una lettura inedita del lavoro del fotografo italiano, concentrandosi sul tema dell’ombra, intesa come il risultato dell’incontro tra la luce, lo spazio e il tempo, ossia tre delle principali coordinate della ricerca di Guidi. (gci)
AGRIGENTO, A SICULIANA L’ESPOSIZIONE “MEGAGALATTICO”
L’arte contemporanea, come il cielo, è uno spazio che osserva dall’alto e restituisce immagini inattese di noi stessi. La mostra “Megagalattico”, bi-personale di Alfonso Siracusa Orlando e Giuseppe Sinaguglia, trasforma il Museo #MeTe di Siculiana, nell’Agrigentino, in un “osservatorio dell’alterità, in un luogo in cui il confine tra umano e alieno, tra il locale e il cosmico, tra la serietà e il gioco viene costantemente attraversato e messo in discussione”. Con approcci differenti ma complementari, i due artisti indagano da prospettive insolite ciò che ci definisce come esseri umani in un tempo segnato da spaesamenti globali, conflitti e migrazioni. Il titolo stesso, ironicamente ispirato all’immaginario fantozziano, anticipa il tono dell’esposizione: un’operazione capace di tenere insieme leggerezza e profondità, pop e poetico, ironia e politica. La mostra, a cura di Danilo Samuele Mendola, si tiene dallo scorso 27 luglio fino al 31 agosto. Da oltre trent’anni Alfonso Siracusa Orlando utilizza il linguaggio visivo dell’ufologia per osservare la fragilità e la complessità della nostra società. Già dal 1989, molto prima dell’attuale fascinazione estetica per il tema alieno, Siracusa Orlando dipinge dischi volanti, figure silenziose, sospese tra cielo e terra. Nel museo sono esposte installazioni site specific e dipinti a olio su tela, popolati da alieni e navicelle spaziali. Ma non si tratta di invasioni o avventure intergalattiche: gli alieni di Siracusa Orlando sono presenze simboliche, icone interiori, riflessi dell’identità contemporanea. L’installazione site-specific The Sky Above Siculiana (2025), concepita per il Museo #MeTe, è un omaggio diretto e personale a Wim Wenders, che l’artista ha conosciuto proprio in questo luogo. Colloca un disco volante fluttuante sopra il borgo medievale di Siculiana. In questo contesto geografico e simbolico - frontiera mediterranea di migrazioni e incontri tra culture - l’artista sovrappone la metafora dell’extraterrestre a quella del diverso, dell’ospite inatteso, del migrante. Il cielo, così, non è solo spazio astronomico, ma luogo di apparizione e rivelazione. Il visitatore interstellare - un Pleiadiano sospeso - diventa testimone silenzioso delle nostre tensioni, dei nostri naufraghi morali e delle nostre speranze. Come nelle precedenti personali - Extra (2014) e Il Cristo Nero (2021), Accanto alla riflessione poetico-politica di Siracusa Orlando, il progetto Baci Interstellari di Giuseppe Sinaguglia propone un’indagine ironica, giocosa e profondamente empatica sull’universalità delle emozioni. Attraverso l’iconografia pop della fantascienza cinematografica e televisiva, l’artista mette in scena celebri creature aliene in un gesto universale e archetipico: il bacio. Un gesto semplice, ma carico di significati emotivi e simbolici, qui trasposto in contesti surreali che superano i confini biologici, culturali e planetari. L’operazione artistica non è semplice divertissement visivo, ma un’esplorazione della nostra capacità di proiettare empatia e affetto anche su ciò che percepiamo come “altro da noi”. Attraverso tecniche miste - pittura, disegno, collage e installazioni immersive - Baci Interstellari costruisce un percorso visivo e concettuale in cui l’alieno diventa familiare, il diverso diventa riconoscibile, e l’alterità si scioglie in una tenerezza condivisa. Se l’alieno di Siracusa Orlando resta sospeso, enigmatico, come un interrogativo etico, i baci interstellari di Giuseppe Sinaguglia offrono un possibile abbraccio immaginario, una lingua emotiva senza frontiere. (redm)
A URBINO L’ESPOSIZIONE SU SIMONE CANTARINI
In corso fino al 12 ottobre, alla Galleria Nazionale delle Marche, al Palazzo Ducale di Urbino, la mostra “Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma”, organizzata in collaborazione con le Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma. L’esposizione testimonia l’estro pienamente moderno del giovane pittore attraverso una selezione di 56 dipinti. Prima del suo genere a Urbino, città che il giovane Cantarini frequentò, la mostra è anche l’occasione per celebrare l’ingresso, nelle collezioni di Palazzo Ducale, delle opere del Pesarese che, dopo il deposito della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e delle due grandi pale arrivate dalla Pinacoteca di Brera con il progetto 100 opere tornano a casa, si è arricchita di un ulteriore nucleo di opere, grazie all’accordo di comodato sottoscritto con Intesa Sanpaolo, comprendente anche cinque dipinti di Cantarini. L’esposizione intende presentare al pubblico una selezione di opere del Pesarese, il cui corpus pittorico – accresciutosi notevolmente – sarà per l’occasione ulteriormente incrementato da opere inedite provenienti da collezioni pubbliche e private. Grazie a prestigiosi prestiti da musei italiani ed europei, importanti opere di Cantarini ospitate negli ambienti storici di Palazzo Ducale, recentemente riallestiti, saranno accostate per la prima volta a numerosi capolavori del pittore e di maestri a lui contemporanei, al fine di presentare al pubblico l’intera parabola artistica del pittore nel suo contesto. Il progetto espositivo si pone l’obiettivo di approfondire aspetti ancora poco noti della produzione artistica di Cantarini: la sua prima attività nella terra d’origine, i rapporti con la famiglia Barberini e in particolare con il cardinal legato Antonio Barberini junior, il funzionamento della sua bottega e, in filigrana, il suo rapporto con Guido Reni a Bologna, segnato dal litigio a seguito della Trasfigurazione di nostro Signore commissionata dai Barberini nel 1637 per la chiesa del Forte Urbano a Castelfranco. Mentre il Montefeltro scompariva dall’orizzonte della storia sotto l’assalto dei Medici prima e di Urbano VIII Barberini dopo, il Pesarese metteva a punto un linguaggio straordinariamente innovativo, frutto della sua formazione marchigiana sotto il segno di Raffaello e Barocci, unita al modello reniano appreso a Bologna tra il 1630 circa e il 1639 e allo studio dell’antico al quale si era dedicato nel biennio romano inquadrato nell’equipe di casa Barberini (1640-1642). La sua originale sintesi di classicismo e naturalismo, riconducibile al suo ritorno a Bologna a seguito della morte di Guido nel 1642 e alla disfatta dei Barberini segnata dalla guerra di Castro del 1641 e dalla morte del papa nel 1644, chiudeva un’epoca gloriosa, all’insegna di nuovi orizzonti. Il soggiorno romano si presentava infatti come una sorta di ritorno al grande stile dei bolognesi e tornato a Bologna, Simone si dedicò molto all’invenzione e all’elaborazione del progetto. Il suo linguaggio, che diventò vera e propria maniera, non guardava infatti soltanto ai modelli aulici dei campioni urbinati, ma si apriva a ventaglio a stimoli più aggiornati, provenienti da Roma e Bologna. L’esposizione ruota attorno ai seguenti nuclei tematici: il ritratto – per cui secondo Carlo Cesare Malvasia (1678) Cantarini era “provisto di una particolar dote” – (Autoritratto, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini; Ritratto di Guido Reni, Bologna, Pinacoteca Nazionale; Ritratto di Eleonora Albani Tomasi, Pesaro, Collezione Banca Intesa Sanpaolo; Ritratto di Antonio Barberini junior, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini), i temi profani (Allegoria della pittura, Repubblica di San Marino, Collezione Cassa di Risparmio; Ercole e Iole, Roma, Collezione privata; Giudizio di Paride, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, in deposito presso Urbino, Galleria Nazionale delle Marche) e il rapporto di Cantarini con gli altri maestri del suo tempo, a partire appunto da quello col Reni, che verrà mostrato nel percorso espositivo attraverso il confronto con alcune delle produzioni che Simone emulò come il San Girolamo (Parigi, Galerie Canesso), il Davide e Golia (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche – donazione Volponi), il San Giuseppe (Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini) e il San Giovanni Battista (Londra, Dulwich Picture Gallery). (redm)
A SCHIO (VI) “WOMEN FOR WOMEN AGAINST VIOLENCE”
È la mostra “Women for Women Against Violence” ad aprire ufficialmente, oggi 1° agosto, la prima edizione dell’International Scledum Film Festival, evento culturale nato nel cuore produttivo del Veneto e pronto a trasformare Schio (VI) in un laboratorio creativo diffuso tra arte, cinema e identità. Lo Spazio SHED del Lanificio Conte ospiterà una delle esposizioni più toccanti e significative dell’anno, ideata da Donatella Gimigliano – presidente dell’Associazione Consorzio Umanitas – per celebrare i dieci anni del progetto “Women for Women Against Violence” che, in un percorso narrativo unico, unisce i due killer delle donne, la violenza di genere e la lotta contro il tumore al seno. La mostra, in programma fino al 7 agosto, è patrocinata dal Senato della Repubblica, dalla Fondazione Italia Giappone, da LILT, e sostenuta dalla media partnership di RAI e ASKANEWS. L’esposizione si compone di 21 intensi ritratti fotografici realizzati da Tiziana Luxardo, immagini di donne che si mostrano con coraggio, fiere della propria rinascita, assieme a testimonial premiati negli anni con il Camomilla Award, riconoscimento simbolo della solidarietà. Non semplici scatti, ma frammenti di vita che si trasformano in arte, denuncia e cura. Foto simbolo della mostra è quella di Valentina Pitzalis, sopravvissuta a un femminicidio, abbracciata alla sorella Francesca, malata oncologica. Un’immagine impreziosita dall’oro, ispirata all’antica arte giapponese del Kintsugi, che sottolinea la bellezza delle ferite trasformate in forza. “Dietro ogni cicatrice c’è una storia che merita di essere ascoltata”, racconta Gimigliano. E questa esposizione fa esattamente questo: dà voce, ascolto e visibilità a chi ha avuto il coraggio di ricominciare. L’allestimento è immersivo: ogni fotografia è accompagnata da un QR code che consente di ascoltare il racconto diretto delle donne ritratte, restituendo un’esperienza profonda e personale, che abbatte la distanza tra spettatore e protagonista. Alla mostra è associato anche un libro fotografico, edito da Musitalia con prefazione del regista Antonio Centomani, il cui ricavato sarà destinato al Consorzio Umanitas e all’associazione Salvamamme per sostenere il progetto “Valigia di Salvataggio”, che fornisce un kit d’emergenza e assistenza psicologica e legale alle donne in fuga da situazioni di violenza domestica. Con questa mostra – un inno alla rinascita femminile e alla solidarietà collettiva – prende il via l’International Scledum Film Festival, diretto da Alessandro Carrieri e co-organizzato da Filippo Dorigato, promosso dall’Associazione Stanza Perfetta in collaborazione con il Comune di Schio. Il festival proseguirà fino al 3 agosto tra proiezioni, masterclass, talk e performance, offrendo un’esperienza interdisciplinare che mette in dialogo cinema, moda, fotografia, teatro e arti visive, con ingresso gratuito a tutti gli eventi. International Scledum Film Festival è un'iniziativa ideata e promossa dall'Associazione Stanza Perfetta insieme alla Città di Schio, con il prezioso supporto di: Confindustria Vicenza Raggruppamento Alto Vicentino; Confartigianato Imprese Vicenza Area Alto Vicentino; Confcommercio Provincia di Vicenza Mandamenti di Schio; CNA Artigiani e imprenditori d’Italia Veneto Ovest; BVR Banca Veneto Centrale. Main sponsor: Famila. Altri sponsor: Zizi Abusalla; Vaniglia e Cioccolato gelateria artigianale; Bistro HM Ristorante; Ecozema; Fonte Margherita 1845; Latterie vicentine; beato Bartolomeo Breganze; Drago La giardineria; Joja wine experience; Pasticceria Sbabo; La soppressa del Palladio; Raggi di Luce Servizi; Decantis Wine Bar, Biovita; Performa: Salumificio Carretta Felicino; NSX Nexus art logistica trasporto allestimento e altro; La conchiglia di Venere. (gci)
FINO AL 13 AGOSTO “DAL CUORE ALLE MANI: DOLCE&GABBANA”
Fino al 13 agosto, “Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana” sarà visitabile a Palazzo Esposizioni Roma. È qui che, dopo Milano e Parigi, la mostra – accolta con un’affluenza senza precedenti, con orari estesi per soddisfare una domanda sempre più elevata – apre un nuovo e atteso capitolo negli spazi firmati da Pio Piacentini e inaugurati nel 1883, un luogo simbolico della cultura visiva contemporanea e del patrimonio condiviso, il più grande spazio espositivo e culturale del centro della capitale. Un ritorno in Italia che si carica di nuovi significati: non un semplice riallestimento, ma una narrazione ripensata per il contesto, dove le creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana entrano in dialogo con l’impianto architettonico neoclassico, scenografia unica per un viaggio non solo nella moda, ma nel tempo, nell’arte, nella memoria e nella materia. La mostra, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio di Roma Capitale, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo con IMG e curata da Florence Muller con le scenografie di Agence Galuchat, raccoglie oltre duecento creazioni uniche di Dolce&Gabbana, simbolo dello stile italiano dell’Alta Moda. Un ringraziamento speciale all’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale per il supporto e per l’accoglienza dedicata. La mostra a Palazzo Esposizioni Roma presenta tre nuove sale. “Arte Sarda” è un tributo alla ricchezza del patrimonio tradizionale dell’isola e alla bellezza della sua antica architettura megalitica. La sala “Anatomia Sartoriale” racconta la corsetteria e lo studio delle forme del corpo umano come elemento essenziale della storia culturale dell’abbigliamento. La terza nuova sala “Cinema” celebra questa fonte di ispirazione costante per gli stilisti, grazie a uno speciale omaggio all’arte unica di Giuseppe Tornatore. Una vetrina dell’impareggiabile maestria e dell’artigianalità espresse dal marchio, “Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana” è una lettera d’amore aperta alla cultura italiana, da sempre ispirazione e musa delle creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, dei quali ripercorre lo straordinario processo creativo – dal cuore, da cui scaturiscono le idee, alle mani, attraverso cui le stesse prendono forma. L’esposizione, inoltre, include il lavoro di selezionati artisti visivi in dialogo con la creatività di Dolce&Gabbana. Il percorso espositivo si sviluppa in un susseguirsi di grandi sale immersive su una superficie di circa 1.500 mq, esplorando il pensiero creativo e non convenzionale del brand nel mondo del lusso - elegante, sensuale e unico, ma anche ironico, irriverente e rivoluzionario. Le creazioni sono raccontate attraverso una serie di temi che evidenziano le molteplici influenze culturali italiane alle radici di Dolce&Gabbana: dall’arte all’architettura, dall’artigianato d’eccellenza al folklore, dalla musica all’Opera, il Balletto, il teatro e, naturalmente, le suggestioni della “dolce vita”. (gci)
A MALBORGHETTO (UD) GLI SCATTI DI ULDERICA DA POZZO RACCONTANO I MALGARI
Un viaggio visivo e narrativo tra vecchie e nuove generazioni di malgari, in dialogo con la memoria e il futuro della montagna friulana. Il 3 agosto è stata inaugurata "PASSAGGI – Sul fil dal timp", mostra fotografica di Ulderica Da Pozzo, presso il Museo Etnografico Palazzo Veneziano di Malborghetto (UD). L'esposizione, visitabile fino al 7 settembre, ripercorre storie, immagini, racconti e interviste raccolti tra le vecchie e le nuove generazioni di malgari. La mostra si divide in due parti: un’esposizione interna al museo e una serie di installazioni all'aperto nelle malghe di Malga Zermula, Malga Gerona, Malga Pozof, Malga Losa e Rifugio Chiadinas. Le fotografie, accompagnate da testi autografi della fotografa, offrono un’immersione autentica nelle atmosfere delle malghe e nei cambiamenti sociali e ambientali di queste terre. Il progetto, curato da Border Studio con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, si sviluppa tra immagini, racconti e interviste raccolte lungo quarant’anni da Ulderica Da Pozzo. Fotografie, video e storie in friulano raccontano le trasformazioni sociali e ambientali dell’arco alpino, con uno sguardo speciale ai giovani e alle donne che oggi abitano e reinventano l’alpeggio. (gci)
NELLA FOTO. Roe Ethridge, "Skull with Slime Eyes in a Glass Bowl", 2020. Dye sublimation print on Dibond, 40 x 60 inches (101.6 x 152.4 cm). Edition of 5 + 2 AP
© Roe Ethridge Courtesy the artist and Gagosian